Museo

Di fronte al perdurare della chiusura dei musei dovuta all’epidemia di Covid 19 la Domus Mazziniana ha reso possibile la visita virtuale delle proprie collezioni museali, grazie all’adesione a due progetti virtuali.

Pisa 360° con foto immersive a 360° realizzate da Lorenzo Russo dei principali luoghi di interesse turistico di Pisa e della sua provincia, patrocinato dal Comune di Pisa, dalla Provincia di Pisa e dal Consorzio “Terre di Pisa” perla promozione dell’Ambito Turistico Pisano, coordinato dalla Camera di Commercio di Pisa. Il progetto ha visto la realizzazione da parte di una gallery di foto a 360° di tutti gli ambienti sia esterni che interni dell’Istituto visionabile alla seguente URL: https://www.pisa360.eu/Galleria/domus_mazziniana.html

Virtualmente.art, un progetto di Maurizio Lucchini e Sonia Golemme in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro per la realizzazione di un tour virtuale immersivo. Al progetto nazionale, che si propone di rendere pienamente fruibili a distanza i contenuti museali, hanno aderito tra l’altro oltre alla Domus Mazziniana il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa e il Museo Interattivo di Archelogia Informatica di Cosenza. Il Virtual tour dell’intera struttura è visionabile alla seguente URL: http://www.virtualmente.art/domus_mazziniana/

La Domus Mazziniana non è un museo come gli altri perché non contiene delle opere d’arte, ma la storia di una vita.

Una storia raccontata in modo sincero, bello, attuale, multimediale; perché attraverso i numeri, le immagini, i suoni, soprattutto attraverso le parole si possa intuire la figura dell’uomo che ha cambiato la storia dell’Italia.

C’è il Mazzini critico d’arte, critico letterario, teorico della musica e il Mazzini che costruisce la sua rete di covi e rifugi in Svizzera, studia mappe militari, organizza sempre nuove associazioni patriottiche per l’azione rivoluzionaria: una doppia natura, quindi, che punteggia tutta l’esistenza dell’Uomo.

Lo stesso Mazzini pone questo tema nel momento centrale della sua vita quando si accinge a dar seguito al contratto con l’editore Daelli, sotto gli auspici di Cattaneo, per un’edizione in sei volumi delle sue opere. All’opera lavorano intensamente Emily Ashurst e Piero Cironi di Prato.

A loro Mazzini indirizza questa riflessione contenuta in EN vol. 52, p. 133, vol. 57 p. 242: “un buon modo di illustrare la reale situazione italiana il mostrare come un uomo nel quale aspirazioni, inclinazioni e sogni erano tutti di natura letteraria, artistica e filosofica fosse stato spinto a spendere tutta la sua vita nell’organizzare associazioni segrete, nel raccogliere denaro per comprare moschetti, e nel dannarsi l’anima a forza di scrivere ogni anno tante migliaia di lettere, note e istruzioni…”.

Ecco quindi che il museo ha come obiettivo quello di narrare la figura di Mazzini nella sua complessità di uomo politico e artistico, con intento didattico e divulgativo.

Questa doppia natura, artistica, letteraria e politico-cospiratoria, che scaturisce da una visione autenticamente romantica dell’arte, credere davvero a quanto si immagina, è il tema centrale di ogni tentativo di spiegazione della figura di Mazzini.

E allora il filo rosso di un museo mazziniano non può che essere una cronologia molto dettagliata (il generico nella storia equivale all’insuccesso) che agglutini anche tutte le grandi questioni tematiche, monografiche. Una visione questa, che rende essenziale la dimensione multidisciplinare (letteratura, musica, poesia, pittura insieme alla politica e all’avventura e alle cospirazioni).

E, del resto, non potrebbe che essere così se si considera che è proprio in questi anni, proprio nel corso dell’800, che nasce la libera stampa: cominciano a girare riviste illustrate, litografie popolari etc. Ma, soprattutto, nascono la fotografia, il telegrafo, l’elettricità, le macchine a vapore: sono rivoluzioni tecnologiche che spezzano in due il periodo.

Mazzini – e ogni personaggio risorgimentale – ne viene investito direttamente. La Domus Mazziniana presenta i fatti, gli eventi. Ma anche l’immaginario diventa materia oggetto della ricostruzione storica.

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